Odore di menta a Punta d’Aglio

 

La stagione estiva è finita, ma in costiera non finisce mai.

Corda e zaino in spalla, e al seguito un po’ di rammarico per non essere col il gruppo che a piedi raggiungerà Amalfi per poi fermarsi in spiaggia.

Il sentiero che sale spinge le gambe ad accelerare il passo, non è mai il momento buono per fermarsi a togliere la giacca, magari manca poco.

 

L’avvicinamento è un momento catartico, la preparazione a quello che sta per succedere.

Questa mattina di fine ottobre e’ particolarmente vero.

Il percorso verso la parete si snoda lungo un fiordo di roccia e macchia mediterranea.

La flora c’e’ tutta, pini resinosi e gli aghi che scricchiolano sotto i piedi, il mirto privo delle sue bacche canforate, lecci e querce, il rosmarino e tanta menta in fiore.

I ciclamini lilla e pallidi fra i sassi grigi.

Il mare quasi non si vede, ma dai paesi in basso filtra, attraverso la foschia del mattino, l’abbaiare di cani stizziti, il vocio dei vicoli, il rumore a bassa frequenza delle rade barche.

Nell’aria quasi immobile potrei restare per un minuto, un’ora, un anno, sospesa in un fermo immagine, in una dimensione parallela.

Mi salva da questa tentazione di abbandono un odore vellutato e tagliente: la menta come una lama al mio olfatto riporta i pensieri e gli occhi verso terra, ne strappo un rametto con impazienza e, foglie tra i denti, con tutti i sensi ne godo il profumo.

I pensieri della giornata che mi aspetta si condensano in una sola immagine, inspiegabile a parole.

Un coagulo di figure, sensazioni, persone, domande.

Come andrà oggi, ne faro’ una pulita, quali scarpette usare, perché lo faccio, mi faranno male le braccia, provare quella via che da sola vale la giornata.

Tolgo la giacca, rimetto zaino e corda in spalla, la menta sempre in bocca, di nuovo in moto.

Dietro due curve c’è il resto del gruppo che si prepara, io la giornata l’ho già vinta prima di mettere l’imbraco.